Harry, il mendicante (04.09.09)


La vicenda di Harry, il mendicante sul ponte del Tamigi, è la storia di un successo. (La sappiamo da un conoscente di Harry, direttore alle vendite di un grosso gruppo internazionale).


Sopra un ponte del Tamigi, a Londra, c’era un giovane disoccupato (chiamato Harry). Ciò avveniva durante gli anni della crisi. Harry aveva tentato di tutto, ma inutilmente. Nessuno aveva lavoro per lui e, per non morire di fame, si era visto costretto a scegliere l’ultimo espediente e si era messo sul ponte del Tamigi a chiedere l’elemosina.


Un giorno qualcuno gli toccò una spalla. Era un giovane elegante dall’aspetto dell’uomo d’affari che gli disse: “Io non le darò neppure un penny giovanotto, in cambio le do un consiglio che vale più dei soldi: Si renda utile!” Senza nemmeno salutarlo, il giovane elegante proseguì per la sua strada.


Possiamo facilmente immaginare quello che poteva aver pensato il mendicante. “rendermi utile? Lo vorrei bene, se solo ci riuscissi. Se potessi almeno servire a qualcuno”.


Mentre Harry era ancora preso dai suoi pensieri e meditava sulla portata del “rendersi utile”, passò sul ponte una vecchietta. Trascinava un carretto carico di cassette. Spesso si fermava per sistemare quelle che rischiavano di cadere. Proprio in quel momento Harry ebbe un lampo di genio: “rendermi utile? Non sarebbe questa l’occasione buona? Alla fine dei conti ho sempre cercato un lavoro, ma non ho mai pensato a rendermi utile. Ho cercato un impiego per il mio sostentamento.”


Detto fatto, Harry raggiunse la donna, la aiutò a spingere il carretto, saltando una volta a destra, una volta a sinistra per assicurarsi che le cassette non cadessero.


Poco dopo però, la donna si fermò e si portò dietro al carretto.


Con le lacrime agli occhi ringrazia, commossa, di tanta premura”. È così che vi immaginate il seguito della storia? Purtroppo non è questo. Tutt’altro. La vecchia invitò Harry a lasciarla in pace. Perché?


Perché la premura disinteressata è forse quello che meno ci aspettiamo dal nostro prossimo. E ne diffidiamo. È triste, ma vero.


Harry non si rassegnò. Riuscì a tranquillizzare la donna, rassicurandola: “Faccio la sua stessa strada e vorrei soltanto rendermi utile”. A malincuore la donna si lasciò convincere a proseguire. Finalmente i due raggiunsero un magazzino dove, con cortese sollecitudine, Harry aiutò a scaricare le cassette.


Nel magazzino Harry notò che diversi manovali caricavano dei vagoni. Accorgendosi di uno che faceva fatica a maneggiare una cassa, mise di nuovo in pratica il consiglio di quel giovane di prima e diede una mano agli altri.


Poco dopo passò un capo squadra e notò un viso nuovo tra i lavoratori: “Non ti abbiamo chiamato” - gli disse - “Vattene“. Poi vide l’espressione del giovane e, preso da uno slancio d’altruismo, gli chiese: “Da quando è che aiuti qui? Non siamo poi così ingrati. Vieni con me alla cassa e ti daremo il compenso che ti spetta. Dopo però smammare. Non abbiamo lavoro per te”.


Harry ritornò a casa sopra pensiero, meravigliato della recente esperienza. Da tempo non aveva in tasca tanto denaro. Il principio si era dimostrato valido, almeno per il momento.


Il giorno dopo Harry si destò pieno di intraprendenza e pensò di applicare il nuovo principio appreso, anche quel giorno. Non gli venne altro in mente che di ritornare in quel magazzino per vedere se c’era forse, ancora qualche vagone da caricare. Purtroppo non era così. Nelle settimane seguenti ritornò tutti i giorni al magazzino, sperando di poter dare una mano almeno per qualche ora. Un giorno il capo operaio, che oramai lo conosceva, lo avvicinò e gli disse che, essendosi ritirato uno dei lavoratori anziani, se lo desiderava avrebbe potuto avere un posto. Harry accettò di buon grado ed al nuovo lavoro cercò di conformarsi applicando il principio appreso: “Renditi comunque e sempre utile”.


Il resto della vicenda ve lo risparmio. Non vi meraviglierà venire a sapere che Harry, il mendicante sul ponte del Tamigi, è diventato direttore generale di una delle più grandi imprese di trasporto e stoccaggio di Londra.


La stessa azienda dove era entrato di straforo con l’intenzione di “rendersi utile”.


Con la stessa chiave del “rendersi utile”, si è aperta la porta dell’ufficio di capo squadra, poi dell’ufficio di capo reparto, di direttore, di direttore generale.


La morale di questa storia ?


Rendiamoci utili, prima che qualcuno ce lo chieda.



Mark Twain ha detto: “Non andare in giro a dire che il mondo ti deve mantenere. Non ti è debitore di nulla. Esisteva prima di te”.


Rendersi utile. Certo: è già bene eseguire in modo ineccepibile ciò che ci viene richiesto. Ma, al di la di questo, sforzarsi in ogni modo e sempre di rendersi utile agli altri significa scatenare la forza che scioglie gli iceberg, spegne i vulcani e smuove le montagne.



Non credete che sia più alta la possibilità di riuscita di un uomo che si vuole rendere utile rispetto a quella di uno che pensa solo al suo interesse personale? Sentite questa...


Un ammalato di stomaco andò a farsi visitare da due medici. Tutti e due fecero la stessa diagnosi e diedero al paziente il medesimo consiglio, ma le diagnosi erano formulate in modo diverso.


Il medico A: “Non è il caso che stiate in pensiero. Il vostro disturbo allo stomaco può essere curato con farmaci, oppure eliminato con una piccola operazione. Io penso che voi propendiate per l’eliminazione del male alla radice e togliersi il pensiero per sempre.

Io vi consiglio l’operazione. In tre settimane sarete guarito e di nuovo a casa e, per quanto umanamente prevedibile, sarete liberato per sempre dal vostro male”.


Il medico B: “Non è il caso di stare in pensiero. Il vostro disturbo allo stomaco può essere curato con farmaci, oppure eliminato con una piccola operazione.

Io vi consiglio l’operazione. Inoltre, fra parentesi, avrei un interesse personale alla cosa, dato che nella nostra clinica ci necessita sempre del tessuto gastrico ammalato, per motivi di ricerca”.


Credete che vi domanderò ora a quale dei due medici affidereste il vostro mal di stomaco?


No: vorrei ritornare sul concetto del rendersi utili e, se pensate che è ovvio che l’abbiate sempre pensata così, vi farò i miei complimenti. Non prendetevela però troppo con me se, nel corso della vostra vita, accerterete che credevate soltanto di pensarla in quel modo. Quello di rendersi utile è un atteggiamento tutt’altro che ovvio e naturale ed è proprio per questo che, a chi sa farlo veramente suo ed agire di conseguenza, si aprono prospettive insospettate.


A chi vi siete resi utili, oggi, coscientemente?


-Felice Futuro-